Il viandante: Che debbo fare? L’ombra: Cammina sotto quei pini e guarda i monti: il sole tramonta W. Nietzsche
Il rumore secco e improvviso di un martello pneumatico lacerò l’aria sonnolenta di un caldo pomeriggio di marzo. Lasciai la mia scrivania di dirigente del commissariato di quella che era la città in cui ero nata e cresciuta e mi affacciai a guardare l’acqua che usciva dallo squarcio aperto sull’asfalto. Metafora della vita, sgorgava limpida e finiva per diventare fango, scorrendo lungo la strada attraversata dai camion carichi di ortaggi e frutta che facevano la spola con il grande mercato vicino.
I giorni allungavano sempre più le ore e in quell’angolo di mondo, all’estremo sud della Sicilia, la siesta pomeridiana si dilatava in modo direttamente proporzionale al caldo. Almeno fino alle quattro e mezza c’era una sorta di coprifuoco: negozi chiusi, strade vuote e poca gente in giro. Il mio orologio biologico andava sempre più veloce, mentre quello a muro posizionato di fronte alla scrivania si era fermato alle tredici di chissà quale giorno e aspettava una batteria nuova per ripartire…
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