#estratto … Il vicequestore Milena Costa incontra un vecchio psichiatra in pensione.
«… Se lei è arrivata fin qui, saprà già quel che accadeva nel cosiddetto ospedale psichiatrico.»
«Sì, ho letto notizie e visto foto agghiaccianti sui giornali dell’epoca.»
«Sappia che, per quanto le sia sembrato agghiacciante, non è nulla di fronte all’orrore che mi trovai davanti io, il giorno che attraversai quel cancello maledetto.
Non ci sono parole in grado di descrivere quello che vidi: uomini nudi, trasformati in zombi, che si aggiravano come ombre o che stavano piegati su se stessi agli angoli di stanzoni putridi e freddi. Esseri umani che erano stati seviziati con elettroshock o con getti d’acqua gelata. Sporchi fino all’inverosimile. Con barbe e capelli mai tagliati e con i ratti che saltavano fra i loro piedi. Pensai d’essere finito in una scena de I Miserabili di Hugo, o peggio ancora in uno dei gironi dell’inferno dantesco: invece accadeva proprio nel mondo reale, davanti ai miei occhi. Mi creda, è un incubo che mi perseguita giorno dopo giorno e notte dopo notte, e che mi ha lasciato nell’anima una ferita tanto profonda quanto inguaribile.»
«Che cosa fece, allora?»
«Tutto quello che potevo: chiamai assessori, onorevoli, senatori, feci appelli, presentai esposti e denunce, ma nessuno mi ascoltò mai. Nemmeno la chiesa e il suo vescovo. E questo fino all’incendio in cui morì Carla Paternò, quando, insieme ai vigili del fuoco, nel manicomio entrarono giornalisti e mass media. Loro entrarono e io me ne andai, devastato dall’orrore, ma anche dall’indifferenza generale. Le cosiddette persone perbene che la domenica mattina si battevano il petto nelle chiese erano le stesse che la sera passeggiavano tranquillamente lungo il corso, fermandosi a debita distanza dal cancello del lager, scegliendo consapevolmente di ignorare quel che accadeva dietro quel muro, come se i pazzi non fossero più nemmeno essere umani.»
Il medico tacque, sopraffatto dal ricordo: gli occhi cerulei, arrossati e lucidi. Il suo malessere era talmente profondo da avere contorni quasi fisici e palpabili. Non gli dissi quel che stavo pensando: che anche lui aveva alla fine girato le spalle ai matti, gettando la spugna e scappando via.
Il disegno dell’Home Page è di Alessio Maggioni – Tutti i diritti riservati